A più di un secolo dall’ultima e unica mostra monografica dedicata all’artista piemontese, realizzata nel 1920 alla Galleria Pesaro, Milano ripercorre la vicenda artistica e biografica di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) in un’esposizione ideata dalla Galleria d’Arte Moderna che di lui conserva, oltre al suo capolavoro, il Quarto Stato, alcune opere altrettanto significative della sua produzione artistica.
Partenza in autobus dalle località concordate per raggiungere Milano. La mostra di Giuseppe Pellizza da Volpedo alla Galleria d’Arte Moderna di Milano intende far conoscere al grande pubblico l’intensa carriera del celebre autore del Quarto Stato, la cui produzione pittoricafatta eccezione per il capolavoro conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano è ingiustamente poco nota rispetto ai lavori degli altri grandi maestri del Divisionismo, da Giovanni Segantini a Gaetano Previati. Formatosi presso le principali istituzioni artistiche della penisola, dall’Accademia di Brera di Milano all’Accademia di san Luca di Roma, fino alle accademie di Firenze e Bergamo, Giuseppe Pellizza intrattenne per tutta la vita un forte legame con il borgo natio di Volpedo, in provincia di Alessandria, dove trascorse buona parte della propria carriera ambientando i propri dipinti tra le vie e i luoghi a lui familiari. Benché ritiratosi a Volpedo, Pellizza si tenne sempre aggiornato sulle proteste che avvenivano in città e sui rivolgimenti del proprio tempo, grazie anche a letture di stampo socialista che favorirono la maturazione del pensiero politico che lo portò, in un lungo processo durato più di dieci anni, alla redazione dell’opera manifesto del Realismo sociale, il Quarto Stato. Oltre ad omaggiare il grande capolavoro recentemente riallestito alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, dopo la lunga permanenza al Museo del Novecento, la mostra milanese intende ripercorrere l’intera carriera dell’artista evidenziandone l’iniziale vicinanza ai modi dei Macchiaioli, dovuta all’apprendistato con Fattori, l’abilità di ritrattista, debitrice della formazione con Cesare Tallone, e l’evoluzione tecnico-stilistica in direzione del Divisionismo nata dal confronto con i colleghi Nomellini, Morbelli e Segantini. Con importanti prestiti di collezioni private e prestigiose istituzioni museali nazionali, l’esposizione illustrerà le diverse sfaccettature della produzione di Pellizza capace di coniugare armoniosamente e coerentemente naturalismo e simbolismo. La mostra è una rara e preziosa esposizione monografica sul pittore piemontese, che consentirà di scoprire l’animo sensibile, il carattere determinato, l’impegno politico, il talento artistico che fecero di Pellizza uno dei più importanti interpreti dell’arte italiana a cavallo tra Otto e Novecento. Intorno alle 16.30, breve visita al quartiere delle case operaie colorate di via Lincoln che rappresentano un unicum urbanistico e architettonico: un piccolo quartiere nato a fine Ottocento come villaggio operaio, progettato per offrire abitazioni dignitose ai lavoratori, un progetto che mirava a creare un ambiente armonioso, con villette a schiera, orti, giardini e spazi comuni, ispirandosi al modello inglese delle garden cities. Col tempo, queste case sono state tinteggiate in colori vivaci gialli solari, rosa intensi, verdi smeraldo, blu che trasformano la via in simbolo di bellezza popolare e di rigenerazione urbana. I colori di via Lincoln possono essere letti come una celebrazione visiva della vita quotidiana, proprio come nelle opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo, dove la luce e il colore hanno un ruolo essenziale per dare dignità e profondità alle scene della realtà sociale. In particolare, nel suo capolavoro Il Quarto Stato, Pellizza usa toni caldi e dorati per nobilitare le figure dei lavoratori, proprio come i colori vivaci di via Lincoln elevano le modeste architetture a opera d’arte urbana. Entrambi, via Lincoln e Pellizza, raccontano una bellezza accessibile, nata per e tra il popolo, che usa il colore non solo come ornamento, ma come linguaggio espressivo e simbolico, per parlare di umanità, speranza e trasformazione.
Il divisionismo
Il divisionismo è una tecnica pittorica e un movimento artistico nato in Italia alla fine del XIX secolo, strettamente legato al neoimpressionismo francese (in particolare al pointillisme di Georges Seurat). Si basa sulla scomposizione della luce e dei colori in singoli tocchi o filamenti di colore puro, applicati separatamente sulla tela. L’effetto finale si ottiene nell’occhio dell’osservatore, che “ricompone” visivamente l’immagine e percepisce tonalità più luminose e vibranti. Gli artisti non mescolano i colori sulla tavolozza, ma li applicano puri, accostandoli in piccole pennellate, l’obiettivo è ottenere una maggiore luminosità e un effetto ottico più dinamico. Al termine della visita, partenza per il rientro nei luoghi di origine del viaggio.
Viaggio in bus; accompagnatore; biglietto d’ingresso alla mostra; visita guidata alla mostra; dotazione whisper per l’amplificazione della voce guida; assicurazione assistenza medico bagaglio.
Pasti; pasti supplementari non indicati; bevande dove non specificate; assicurazione annullamento; tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”.
Documento d’identità in corso di validità; Tessera sanitaria.
RECESSO
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